CULTURA &TEMPO LIBERO

 
 
 

27 gennaio 2009
Giorno della Memoria

 
HOME DEL DOSSIER

Approfondimenti

Eventi

Hannah, Israele e il mostro

Colloquio epistolare tra Hannah Arendt e Samuel Grafton

Pagina: 1 2 di 2
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
25 gennaio 2009

«... PAGINA PRECEDENTE
In quanto alle giustificazioni per una tale linea di condotta, ve ne furono molte in Germania. Era piuttosto diffuso il pensare: (a) se qualcuno di noi deve morire, è meglio che lo decidiamo noi anziché i nazisti. Non sono d'accordo. Sarebbe stato infinitamente migliore lasciare che i nazisti sbrigassero da sé i propri affari omicidi. (b) Con cento vittime ne possiamo salvare mille. Questo mi sembra come l'ultima versione del sacrificio umano: prendi sette vergini e sacrificale per placare l'ira degli dei. Questo non è il mio credo religioso, e certamente non è la fede dell'ebraismo. Infine, la teoria del male minore: agiamo noi affinché non vi siano uomini peggiori a prendere i nostri posti; facciamo brutte cose per prevenirne di peggiori.

Eichmann, pur con il ruolo limitato che lei gli attribuisce, non avrebbe potuto causare in condizioni di guerra ritardi e confusione nei trasporti se avesse voluto salvare anche solo qualche vita? Il non averlo voluto non basta forse a renderlo un mostro secondo ogni accezione del termine?
Non penso che Eichmann avrebbe potuto sabotare i suoi ordini anche se avesse voluto (una volta fece qualcosa del genere, come scrissi). Ma avrebbe potuto dimettersi e non gli sarebbe accaduto nulla se non un arresto della sua carriera. Di certo fece del suo meglio, come ho detto molte volte, per eseguire quello che gli venne richiesto. Se la sua devozione al compito è sufficiente per chiamarlo un mostro, allora lei deve concludere che la maggior parte dei tedeschi sotto Hitler furono dei "mostri". Non penso di aver minimizzato alcunché. Ho solo raccontato cosa avrebbe potuto fare e cosa no, quali erano le sue competenze. Il processo, poi seguito dal giudizio della Corte Suprema, agì come se sul banco dell'imputato ci fossero Heydrich o addirittura Hitler, non Eichmann. Questo fu assurdo. Non fui io a sminuire il ruolo di Eichmann, bensì l'evidenza dei fatti.

Lei pensa che gli ebrei nel complesso abbiamo imparato qualcosa dall'esperienza di Hitler?
Non ho dubbi sul fatto che l'esperienza di Hitler abbia lasciato un segno profondo su tutta la popolazione ebraica mondiale. Nel libro ho parlato delle reazioni immediate e talvolta ho pensato che noi siamo testimoni di un cambiamento profondo del "carattere nazionale", per quanto ciò sia possibile. Ma non sono sicura; e mentre penso che sia arrivato il tempo di raccontare i fatti, sento che per un giudizio così ampio non è ancora arrivato il momento giusto. Lasciamo questo alle generazioni future.

Copyright (c) 2007 by the Literary Trust of Hannah Arendt and Jerome Kohn.
Per gentile concessione di Luigi Bernabò Associates.

(Traduzione di Alessandro Melazzini)

Pagina: 1 2 di 2
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-